Una piattaforma per proteggere i whistleblower, anche in Italia

whistleblowerWilliam Bourdon, avvocato, Edwy Plenel, presidente di Mediapart e Gerard Ryle, direttore del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, hanno lanciato un appello per la creazione di una piattaforma informatica che raccolga e protegga i whistleblower di tutto il mondo (“gole profonde” in Italia, dove il termine ha purtroppo un’accezione negativa), e le loro denunce presentate per lottare contro l’evasione di capitali, la corruzione, il malgoverno della cosa pubblica e non solo. L’appello è stato pubblicato in Francia da Le Monde, in Spagna da El País e in Italia dal Fatto Quotidiano. In Italia c’è un dibattito in corso anche a partire dall’esperienza di perUnaltracittà, laboratorio politico fiorentino. Se siete interessati contattatemi e vediamo cosa fare insieme.

Una Wikileaks per incastrare evasori e corrotti in tutto il mondo
di William Bourdon, Edwy Plenel e Gerard Ryle

Il segreto è il marchio di fabbrica del dispositivo per attentare alla vita privata in nome della lotta contro il super-terrorismo o per dissimulare i profitti ottenuti attraverso operazioni fraudolente od opache.

Edward Snowden ha fatto cadere la maschera sul meccanismo universale che permettono le tecnologie più sofisticate (controllate dagli americani) e che hanno permesso agli Usa di ascoltare simultaneamente e in tempo reale miliardi di conversazioni telefoniche ed elettroniche.

La cupidigia del settore bancario ha portato alcuni personaggi a ottenere, spesso in modo diabolico, l’impunità di chi considera che la logica dell’arricchimento giustifichi l’aggiramento di leggi e principi.

In contrappasso è la coscienza sempre più viva dei cittadini di tutto il mondo che oggi non ammettono più che l’interesse generale venga sacrificato da chi ne è responsabile per vantaggi personali. È questa convinzione che ha portato i cittadini a sentirsi ovunque nel mondo avvocati, a divenire scudo dell’interesse generale quando si rendono conto che sono minacciati.

Nelle grandi società europee scandali hanno colpito diverse personalità coinvolte in casi di conflitto di interesse, clientelismo e che hanno fallito nella missione della difesa dell’interesse pubblico.

In Francia come altrove sono state varate leggi per proteggere le cosiddette “gole profonde” contro i rischi di rappresaglia. Ed è pur vero che si è sviluppato un movimento che ha portato i cittadini a uscire dall’ombra per opporsi all’idea, favorita spesso anche dai media, che giustifica la trasgressione alle regole per la difesa dell’interesse comune (come nel caso della lotta al terrorismo, ndr).

Per quante leggi si possano votare, sappiamo che i meccanismi del potere espongono sempre a rischi chi vuole denunciare comportamenti o procedure che nuocciono all’interesse generale. Il possibile arbitrio dei dirigenti contro i dipendenti che vogliono divulgare informazioni su storture e magagne di un’azienda o di un’amministrazione non può essere impedito soltanto da un pur efficace codice del lavoro.

Molti potenziali whistleblower vivono in paesi senza traccia di leggi che li tutelino. Anche in luoghi come il Lussemburgo vige la legge dell’omertà che si rivela più forte di quella della giustizia. E nei paesi poveri o emergenti non c’è alcun meccanismo giuridico che difenda chi denuncia, con l’aggravante del rischio della persecuzione, anche politica.

Sappiamo che è soprattutto nelle cleptocrazie che i militanti anti-corruzione sono talvolta minacciati allo stesso modo di coloro che si ergono contro tiranni sanguinari. E ricordiamoci che è nei paradisi fiscali che l’ingegneria finanziaria, garantita da consulenti e legulei, raggiunge il suo apogeo. È lì che si nascondono in un intreccio di società paravento, talvolta occultate su Internet, i patrimoni di coloro che continuano a imbrogliare il fisco.

Crediamo dunque che i whistleblower di allerta debbano beneficiare di un orecchio, di un ascolto qualificato e competente che fornirà loro una via d’uscita, che permetta di rendere pubblica l’informazione in loro possesso o, meglio, aiutarli a prevenire i rischi e sfuggire alle possibili rappresaglie.

Abbiamo dunque deciso di creare una piattaforma di protezione dei whistleblower. Permetterà, attraverso un gruppo di giuristi e giornalisti, di fornire in qualsiasi momento consigli a beneficio di chi, sensibile per un mondo migliore, o nauseato per quel che gli viene richiesto di fare, si vorrà opporre alla disumanizzazione di coloro che ci controllano.

Se da una parte nessun consiglio o condivisione d’informazioni potrà essere usata inizialmente perché legata a rivelazioni anonime, d’altro canto potrà essere garantita la sicurezza di chi vorrà uscire dall’ombra.

La piattaforma funzionerà in collegamento con le ong che vorranno contribuire a creare questo strumento indispensabile per rivelare i buchi neri dei mercati e degli Stati, avvelenatori del bene pubblico.

Lascia un commento