Internet veloce, Italia ferma da 7 anni ora 13 miliardi per completare la Rete

di Aldo Fontanarosa

Come un’ autostrada a 8 corsie. Dall’ asfalto perfetto, ben illuminata. Dove correre senza problemi perché libera dal trafficoe sicura. L’ Internet “ultra veloce” è questo: è la strada dove e-mail, documenti e video viaggiano ad una velocità di 30 mega, in un senso e nell’ altro. Un sogno. Da mesi, il Garante per le Comunicazioni preme perché questa Rete ultra veloce sia realizzata anche in Italia. E per dare forza al suo pressing, il Garante ha chiamato il professor Sandro Frova della Bocconi di Milano. Voleva capire – punto chiave – quanti soldi potrà mai costare questa autostrada dei sogni. In un documento di 98 pagine, Frova fa adesso una cifra: 13,2 miliardi. E precisa anche quanto costerà all’ uomo della strada abbonarsi al Web ultra veloce (29,77 euro al mese). Infine Frava lancia un allarme: il cantiere italiano è ormai fermo da 7 lunghi anni.

L’ allarme.

Il documento di Frova – che ieri era nelle mani di due senatori – fa riferimento a quei cavi pieni di “spaghettini” colorati. Sono le fibre ottiche, «la sola tecnologia» in grado di ospitare l’ Internet ultra veloce. Fastweb ne ha posate tante, di queste fibre. Ma i suoi sforzi si sono fermati al 2003. E poiché anche Telecom esita, l’ Italia è bloccata da 7 anni quando invece dovrebbe correre. Siamo ancora lì, dunque: ad una Rete in rame, superata e con un «tasso di guasti inesorabilmente crescente». Qui il documento si fa accorato: una nuova Rete ultra veloce va costruita «immediatamente» se vogliamo rilanciare il Paese e generare un «impatto immediato» sul benessere nazionale. I costi per fare la Rete? Importanti, non certo impossibili.

Quanto costa.

A proposito dei costi, il documento fa 8 ipotesi diverse,a seconda della qualità delle Rete che si vuole realizzare. La soluzione ideale – per la Bocconi – è una ragnatela che copra almeno il 50% del Paese; si spinga fin dentro le case degli italiani; e abbia un’ architettura aperta (in modo che ogni società di tlc la possa usare per i suoi servizi). Prezzo, 13,2 miliardi (scontabili).

L’ abbonamento.

Il documento si chiede anche quanti soldi lo studente, l’ impiegato, l’ impresa dovranno pagare per abbonarsi a questa Internet ultra veloce. La tesi è che una società di telecomunicazioni – dopo aver speso 13,2 miliardi per la nuova ragnatela – si aspetti di ricavare in media trai 25,56ei 29,77 euro da ogni suo abbonato. Questo, al mese. Ma chi la fa? La Bocconi ritiene che non ci siano le condizioni per realizzare due reti ultra veloci in concorrenza tra di loro. Ne avremo al massimo una, se tutto va bene. Si realizzerà, dunque, un “monopolio naturale”, inevitabile. A quel punto, dovrà intervenire il Garante. Sarà a lui a stabilire un canone di affitto di questa Rete. Lo pagheranno tutte le società che non ne siano proprietarie e che volessero usarla. Canone che, per ogni singola linea affittata, può oscillare tra i 13,18 e i 17,49 euro. I capitali. Saggiamente, la Bocconi si tiene alla larga dai nodi politici della questione. Non dice se la nuova Rete dovrà essere realizzata da Telecom, dallo Stato o da chi altri. Sottolinea però che la società titolare del progetto avrebbe facile gioco a trovare capitali sul mercato attraverso «l’ offerta di obbligazioni o azioni». Soprattutto se intervenisse una «sorta di garanzia pubblica» sui debiti che la società dovesse contrarre per andare avanti. Remunerare il rame. Un passaggio su Telecom, però, c’ è. Se nascerà la nuova Rete, Telecom vivrà la lenta dolorosa rottamazione della sua vecchia struttura in rame, che verrebbe abbandonata da decine di migliaia di suoi clienti. Telecom, dunque, avrà diritto a un risarcimento, alla «remunerazione del rame». Un risarcimento che andrebbe dai 5 ai 15 miliardi.

Fonte Repubblica

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