Otto giornalisti italiani su dieci subiscono pressioni politiche che influenzano pesantemente la qualità del loro lavoro. Una pressione negativa che mina la loro autonomia e indipendenza in maniera direttamente proporzionale all’alto livello di corruzione percepita nel nostro Paese. Ne consegue che il 65% degli italiani ritiene non credibile l’informazione mainstream anche se, e sarebbe utile indagare il perché, continua in maggioranza ad affidarsi alla televisione e ai grandi siti di news estensione della più tradizionale carta stampata.
Sono alcuni dei dati allarmanti – a mio avviso sconvolgenti, considerato che il nostro Paese è ancora formalmente una democrazia – che emergono dalla ricerca MediAct (acronimo di Media Accountability and Transparency, che ha il merito di promuovere la trasparenza e la responsabilità nel giornalismo) condotta con interviste a ben 1.762 giornalisti in 14 paesi, dal 2010 al 2014.
Per l’Italia hanno elaborato l’analisi i professori Gianpietro Mazzoleni e Sergio Splendore del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano. Quest’ultimo ne ha curato anche la sintesi che vi invitiamo a leggere per approfondire il tema.
Ad influenzare negativamente il lavoro giornalistico in Italia ci sono naturalmente anche le pressioni economiche. Seppur minori a quelle dei partiti e degli esponenti politici è un dato che costringe a riflettere su quanto l’intreccio perverso tra la forza degli inserzionisti pubblicitari e la debolezza contrattuale dei giornalisti, spesso sottopagati, abbassi la qualità complessiva di quello che in altri Paesi è ancora possibile definire Quarto potere.
Ed è proprio il confronto impietoso con gli altri Paesi protagonisti della ricerca a mettere in un angolo l’Italia. In Finlandia, Svizzera, Olanda, Germania, Estonia solo tra il 10% e il 20% dei giornalisti subisce pressioni. I picchi negativi si registrano in Romania, Tunisia, Giordania e Spagna che però, con percentuali all’incirca del 50-60%, relegano comunque il nostro Paese all’ultimo posto (80%).
Va evidenziato anche come i giornalisti italiani andrebbero sempre sostenuti e accompagnati nelle loro azioni di resistenza alle pressioni che subiscono. Azioni non diffusissime ma quando un giornalista ha il coraggio di lottare per il diritto all’informazione è necessario affiancarlo nel suo impegno. Ossigeno per l’Informazione, l’osservatorio sui giornalisti minacciati e le notizie oscurate in Italia è un buon punto di partenza per conoscere e attivarsi.
In questo quadro il dato positivo è che il 48% degli italiani inizia a discernere tra le buone e le cattive fonti di informazione. Sono quindi sempre più utili le app (sia per smartphone che per pc, come ad esempio Feedly), che offrono la possibilità di aggregare flussi informativi personalizzati con quei contenuti che nel tempo riterrete più affidabili e credibili, provenienti da testate giornalistiche, riviste online, siti specializzati, blog e via dicendo.
Una risposta modesta nella sua semplicità, ma che consente di avere uno strumento di lettura della realtà che ostacola chi vuole aggirare la democrazia con minacce e pressioni. Se nessuno di noi oserebbe bere da una fontana che getta acqua avvelenata perché far dipendere l’esito della nostra vita da informazioni eterodirette altrettanto pericolose?
1 thoughts on “La politica condiziona 8 giornalisti su 10: la ricerca e una prima risposta”