L’azione di perUnaltracittà nei dieci anni di presenza a Palazzo Vecchio è andata oltre la serrata opposizione, condotta puntualmente il lunedì in Consiglio comunale e durante la settimana all’interno delle Commissioni, alle politiche di Leonardo Domenici tra il 2004 e il 2009 e quelle di Matteo Renzi tra il 2009 e il 2014.
L’obiettivo della “lista di cittadinanza”, e già da questa definizione si intuisce una delle differenze con i partiti tradizionali e le liste civiche, è stato piuttosto quello di promuovere una cultura altra rispetto a quella dei dominanti, come giustamente Riccardo Petrella definisce coloro che, da destra o da sinistra poco importa, portano avanti politiche liberiste nelle amministrazioni pubbliche [1].
Dietro all’impegno istituzionale del gruppo consiliare – la punta dell’iceberg – c’era infatti un fitto lavorìo di persone, gruppi, comunità attive in città e quindi “esperte” di contenuti e territori, spesso animatrici di vertenze. Realtà e organizzazioni in grado di analizzare criticamente l’esistente ed elaborare proposte alternative plausibili, realizzabili all’interno degli stretti confini imposti dai bilanci pubblici depauperati dall’austerità, ma che avevano il merito, a parer nostro, di contribuire alla risoluzione di problemi tenendo conto dei bisogni di chi vive, abita, lavora in città, e non degli interessi particolari a cui la politica italiana delle larghe intese, formalizzate o meno, rivolge in un modo ormai intollerabile i suoi servigi. L’esempio del “gruppo Urbanistica” trattato in queste pagine chiarisce questo concetto in modo esemplare.
Promuovere questo tipo di cultura a Firenze non è cosa facile. Si tratta di una città molto conflittuale che però affida il proprio voto sempre e comunque allo stesso blocco di interessi, come se si fosse ormai arresa ad una gestione della cosa pubblica che a molti pare imbarazzante. Basti citare le tariffe dell’acqua più care d’Italia, la rete idrica intasata di amianto, la raccolta differenziata a livelli ridicoli, gli obsoleti inceneritori proposti come soluzione, il trasporto pubblico locale che non funziona, una manutenzione del verde pubblico inconsistente. Una città, per rimanere a temi urbanistici, in cui l’idea di un possibile Parco ad ovest di Firenze è derisa volgarmente da Domenici, mentre per Renzi la «soluzione migliore» è di costruirvi sopra una nuova e più lunga pista dell’aeroporto nello stesso tempo in cui la stampa lo sostiene nella costruzione della mitologia dei «volumi zero» con annessa la promessa di azzerare il consumo di suolo.
Il mandato di perUnaltracittà si fonda così su una critica dell’esistente evidenziando allo stesso tempo buone pratiche, storie virtuose, tendenze culturali figlie di quei movimenti che dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso hanno offerto il loro contributo per cambiare un sistema politico, economico e sociale distruttivo dal punto di vista ambientale e privo della capacità di rispettare il bene comune e i diritti della persona.
I numeri dell’impegno
Nelle due legislature il gruppo consiliare (Unaltracittà/Unaltromondo, 2004-2009 e perUnaltracittà, 2009-2014), ha prodotto 973 atti così suddivisi:
- 451 interrogazioni (159+292),
- 172 ordini del giorno (68+104),
- 114 mozioni (38+76), 33 risoluzioni (17+16),
- 17 interpellanze (11+6),
- 186 domande d’attualità e comunicazioni (introdotte nel 2009).
Se confrontiamo i 973 atti consiliari con i contenuti originali pubblicati sul sito della lista di cittadinanza, ben 4.638 in dieci anni, ci accorgiamo dell’enorme mole di lavoro compiuta dalle attiviste e dagli attivisti del gruppo. Si registra infatti una media di 1,27 contenuti originali al giorno, comprese le domeniche, le festività, i periodi di sospensione delle attività istituzionali. Grazie alle riprese a circuito chiuso del Consiglio comunale è inoltre possibile rivedere tutti gli interventi di Ornella De Zordo [2]. Al lavoro in Consiglio comunale si aggiunge infine quello al Quartiere 5 dove la consigliera di perUnaltracittà Adriana Alberici ha promosso nel quinquennio 2009-2014 altri cinquanta atti.
La comunicazione di questo importante lavorìo politico e culturale è affidata in primo luogo alla scrittura di documenti sintetici sull’argomento del giorno. Il testo è curato in genere dalla persona esperta della materia attiva nel gruppo e diviene poi la traccia per l’intervento di Ornella De Zordo in Consiglio comunale e, rielaborato, in un comunicato che viene inviato alla stampa locale (agenzie, giornali, radio, televisioni e siti di informazione), ad alcune liste di distribuzione mail (di attivisti, simpatizzanti e tematiche) e pubblicato sul sito – ideato e curato da Francesca Conti in collaborazione con chi scrive – e sui media sociali attivi (Facebook, Twitter e YouTube). Tutti questi contenuti sono oggi integralmente archiviati e visibili alla pagina web https://www.perunaltracitta.org/listadicittadinanza/.
La scrittura dei comunicati ha cercato sempre di rispettare quei principi cardine del giornalismo fondati sulla chiarezza del messaggio (le cosiddette “5 W”[3]), una buona titolazione, una scrittura a paragrafi per facilitare la lettura, link quando necessari, dichiarazioni virgolettate della capogruppo e dell’esperto/attivista di turno, rapidità nella pubblicazione. L’obiettivo era duplice: render conto all’elettorato di riferimento e allo stesso tempo contaminare, seppur con molte difficoltà, il palinsesto mainstream di contenuti eccentrici rispetto al dibattito pubblico in corso.
I Quaderni di inchiesta urbana
Per intervenire in maniera più approfondita nel dibattito cittadino, perUnaltracittà ha coltivato nel tempo anche la produzione di testi più lunghi, dei brevi saggi, sugli argomenti più interessanti del periodo in cui venivano pubblicati. Si prenda ad esempio la collana “Quaderni di Inchiesta Urbana” che verteva sugli aspetti più problematici del tessuto urbano fiorentino affrontati da attivisti e studiosi che, accettando la sfida del piccolo formato, presentavano le loro analisi e proposte per la città. I “Quaderni” ebbero una tiratura di 5.000 copie e successivamente furono resi disponibili sul sito per essere scaricati, letti e condivisi gratuitamente[4].
Per dare un’idea della diversità dei temi affrontati e della valenza degli autori ricordiamo i titoli della prima serie: L’affaire Castello di Paolo Baldeschi, Gianni Barbacetto, Maurizio De Zordo, Edoardo Salzano; Cultura prêt-à-porter di Chiara Brilli e Domenico Guarino; Firenze in movimento di Donatella Della Porta; Libello fazioso sulla cultura di Franca Falletti e Daniele Lombardi; Impero Spa: i mercanti d’acqua di Tommaso Fattori; Il quadro del disastro di Antonio Fiorentino; Il diritto alla città di Marvi Maggio; Il carcere oggi: a Firenze e ovunque di Alessandro Margara; Non bruciamoci il futuro di Valeria Nardi; e quelli della seconda serie: Firenze auto-critica di Maurizio Da Re; La corte di San Lorenzo di Christian G. De Vito; Disastro Tav di Maurizio De Zordo; Dimmi chi escludi, ti dirò chi sei e Oltre la crisi di Lorenzo Guadagnucci; La biocittà e la comunità urbana di Giorgio Pizziolo; Case (im)popolari di Duccio Tronci; Ammalarsi a Firenze e Le nostre idee per Firenze di perUnaltracittà.
Gli incontri pubblici
Non solo, una modalità di promozione delle idee che animavano la lista di cittadinanza sperimentata con successo è stata quella dell’organizzazione di incontri pubblici, oltre un centinaio tra il 2009 e il 2014, anche questi pensati nell’ottica di intervenire nel dibattito cittadino grazie a punti di vista diversi da quelli abituali. Su tutti citiamo il ciclo “Europa tossica” organizzato nella Sala della Miniatura in Palazzo Vecchio, che intendeva fare il punto sulla crisi economica degli ultimi anni con economisti, studiosi, intellettuali e giornalisti indipendenti per smontare il mito del debito pubblico come causa e indicare piuttosto nella finanza spregiudicata e nelle politiche di austerità liberiste le cause vere dell’impoverimento della nostra società. Il ciclo, molto partecipato, si tradusse in un libro curato da Gianni Del Panta e intitolato Europa tossica. Crisi del capitalismo, crisi del debito, crisi della politica (2012). Un testo autoprodotto con l’ambizione di divenire uno strumento di intervento per un radicale cambiamento dell’esistente.
Anche per “Europa tossica” riteniamo importante citare contenuti e autori: De-finanziamo l’economia degli stati con Joseph Halevi; La furia dei cervelli con Giuseppe Allegri e Roberto Ciccarelli; L’economia del noi con Roberta Carlini; Dove va l’urbanistica? con Pier Luigi Cervellati, Giovanni Maffei Cardellini e Daniele Vannetiello; Autopsia della politica italiana con Cristiano Lucchi e Gianni Sinni; Recupero, riciclo e riuso dei cibi con Barbara Zattoni; Il debito pubblico e gli enti locali con Ivan Cicconi; Una Repubblica fondata sul cemento con Luca Martinelli; L’età del capitalismo distruttivo con Piero Bevilacqua; Debito tra informazione e mistificazione con Giulietto Chiesa; L’Italia delle disparità di genere con Alessandra Casarico; Oltre il Pil con Filomena Maggino e Tommaso Rondinella; La svolta neoagricola delle Apuane con Fabio Baroni e Eros Tetti; Manifesto degli economisti sgomenti con Andrea Baranes. Il volume ha la prefazione di Ornella De Zordo e in appendice L’Alfabeto della finanza di Vincenzo Comito, un utile glossario per comprendere chiaramente i termini della crisi.
Nel dibattito urbanistico cittadino un contributo importante è stato offerto nel 2010 dalla pubblicazione del Manuale d’uso per un Piano Strutturale partecipato, trasparente e a consumo di suolo zero. Per una Carta Costituzionale del territorio fiorentino, curato dal Gruppo urbanistica di perUnaltracittà con interventi di Alberto Ziparo, Antonio Fiorentino, Daniele Vannetiello, Giorgio Pizziolo, Ilaria Agostini, Letizia Recchia, Maurizio Da Re, Maurizio De Zordo, Ornella De Zordo e Roberto Budini Gattai.
Con questo testo la lista di cittadinanza fa il punto sul processo di riflessione, ricerca, proposta, sperimentazione sui temi dell’urbanistica fiorentina. Un processo utile per la costruzione collettiva del nuovo Piano strutturale con l’obiettivo di creare «una speranza concreta e praticabile di una città altra, aprire un processo di rianimazione e rivitalizzazione dei luoghi verso ambienti di vita significativi». La proposta avanzata è quella della città/paesaggio inteso come un contesto «dove le città storiche e l’urbano contemporaneo, i residui assetti paesistici di valore, i luoghi abbandonati e le ruralità sopravvissute, le porzioni di naturalità e le strutture ecologiche dissestate riescono a riorganizzarsi e a produrre un inedito organismo molteplice». Una struttura «composta di due entità che convivono intrecciate ed interattive, la città e l’ambiente: fiumi rigenerati e campagne produttive per gli abitanti urbani, città di pregio e brani dell’urbano contemporaneo, boschi ed aree produttive». Un programma che richiede, come condizione indispensabile, «la collaborazione e il coinvolgimento attivo e creativo della popolazione sia nella fase propositiva che nella verifica delle scelte compiute»[5].
L’analisi del bilancio comunale
Altri contenuti fondamentali nell’azione di perUnaltracittà sono rappresentati dalle analisi che negli anni sono state fatte dei bilanci dell’amministrazione fiorentina. Citiamo per comodità l’ultimo studio compiuto sul bilancio del 2013 – sindaco Matteo Renzi – con la collaborazione tecnica di Simona Repole. In esso si metteva nero su bianco ciò che la giunta comunale cercava di celare sotto azioni di comunicazione che avevano il mero intento di distrarre dalla pessima condizione dei conti pubblici. «Entrate per investimenti diminuite di 65 milioni rispetto al preventivo; si accumulano debiti e non si riscuotono i crediti; diminuiscono nel triennio le spese per istruzione e sociale ma aumentano spese per prestazione servizi (esternalizzazioni e consulenze); accesi sette nuovi mutui che portano a 490 milioni l’indebitamento del Comune di Firenze. Ma non basta. L’amministrazione non riesce a riscuotere la Tares, la Tia e le multe stradali per ben 185 milioni»[6]. Questa analisi compiuta nell’aprile del 2014 raccontava di un’amministrazione Renzi che aveva sovrastimato sia le entrate correnti (tributarie e multe) che quelle in conto capitale, per “promettere” nei bilanci preventivi spese correnti ed investimenti di fatto non realizzabili e non sostenibili finanziariamente. In sostanza si denunciavano pratiche contabili poco trasparenti nei confronti dei cittadini che però la stampa mainstream ha del tutto ignorato considerata la contestuale ascesa a Palazzo Chigi di Matteo Renzi. Solo negli anni successivi la Corte dei Conti, verificando i bilanci di Palazzo Vecchio, ha confermato le analisi indipendenti di perUnaltracittà denunciando «gravi irregolarità» che hanno generato «oltre all’inosservanza dei principi contabili di attendibilità, veridicità e integrità del bilancio, anche violazioni in merito alla gestione dei flussi di cassa e alla loro verificabilità»[7].
Decostruire il messaggio dei dominanti
L’informazione in uscita prodotta da perUnaltracittà ha cercato negli anni di decostruire il messaggio dominante degli amministratori pubblici non sempre rispettoso del diritto dei cittadini ad essere informati con trasparenza. A questo comportamento si deve aggiungere la connivenza, talvolta esplicita, spesso celata, con i poteri economici che contano a Firenze, in Toscana e nel resto del Paese. Poteri che controllano i mezzi di informazione sia attraverso la proprietà diretta sia destinando verso le testate giornalistiche più “collaborative” flussi più o meno ampi di inserzioni pubblicitarie e sponsorizzazioni. Considerata l’equazione “informazione = potere” può essere utile al cittadino avere la consapevolezza di questa dinamica per meglio orientarsi nelle sue scelte politiche ed elettorali.
In tal senso un libro misconosciuto ai più – I mercanti della notizia. Guida al controllo dell’informazione in Italia – curato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano coordinato dal “nostro” Francesco Gesualdi è illuminante[8]. In esso si analizza il potere economico e finanziario per arrivare a definire, anche per la stampa Toscana, gli intrecci tra potere e informazione. Per chi avesse fretta consigliamo inoltre la lettura del decalogo di Noam Chomsky sulla manipolazione dell’informazione[9], e per ulteriori approfondimenti rimandiamo al sempre verde La fabbrica del consenso in cui il linguista e attivista americano, definito dal “New York Times” «un demolitore di verità accettate», ci racconta come siano le forze politiche ed economiche a decidere quali notizie dovranno raggiungere il pubblico, e in che modo[10].
Nessuno di noi berrebbe dell’acqua da una fonte che sa avvelenata. Eppure quotidianamente, più volte al giorno, ci dissetiamo con notizie provenienti da fonti inquinate, direttamente andando in edicola, guardando la televisione e ascoltando la radio, o indirettamente attraverso la pervasività dei media sociali, campo di battaglia pseudo-indipendente dove però il mainstream ha vinto nuovamente la battaglia di chi impone i suoi contenuti forgiando un’opinione pubblica sempre più disorientata ma allo stesso tempo convinta di sapere tutto su tutto. Il condizionamento frutto di queste dinamiche è enorme. Per questo perUnaltracittà ha cercato sempre di indagare, per quello che è riuscita a fare con i suoi mezzi limitati, ciò che è tenuto nascosto da chi il potere lo esercita nelle stanze deputate (e non solo, purtroppo).
Ispirati da quel grande movimento altermondialista in cui molti di noi si sono riconosciuti e hanno agito per sovvertire l’agenda mainstream che impone all’umanità tutta un prezzo troppo alto per sopravvivere, negli anni ci siamo fatti domande, non ci siamo accontentati delle risposte facili delle istituzioni, abbiamo cercato di restituire trasparenza a processi decisionali opachi, abbiamo dato voce ad esperti e cittadini organizzati che come noi non si accontentano delle verità precostituite. Un lavoro di nicchia, poco conosciuto, ma che ha consentito di costruire intorno al nostro progetto una comunità resistente di alcune migliaia di persone che oggi dispone di qualche strumento in più per comprendere meglio le dinamiche da cui dipende in tutto e per tutto lo svolgimento della nostra vita.
Un lavoro prezioso che, considerata l’agonia in cui versa il giornalismo italiano inteso come Quarto potere, non può più essere definito come “controinformazione” bensì di “informazione” sic et simpliciter. Un impegno utile a costruire, come dicevamo, forme di resistenza, attività volte ad esercitare un “consumo critico” della nostra vita e stimolare così azioni di pressione sulle istituzioni o sulle imprese a cui è stato permesso di godere a fini privati dei beni comuni come la sanità, il trasporto pubblico locale, la pubblica istruzione, le risorse energetiche, l’acqua, il territorio.
Un esempio su tutti merita di essere citato ed è quello della Campagna “No Amianto Publiacqua” con cui perUnaltracittà ha contribuito a disvelare uno dei segreti più pericolosi per la salute dei fiorentini e per questo celato per anni sia dai decisori pubblici che dalla società per azioni che gestisce l’acquedotto[11].
La Campagna è nata infatti sul finire del 2014 dall’intreccio virtuoso tra esperti della materia, gli scienziati e attivisti di Medicina Democratica, che sono riusciti ad avere la mappa con i tracciati delle tubazioni dell’acqua in amianto nelle province di Firenze, Prato e Pistoia (oltre 220 chilometri!); un mezzo di informazione che la pubblicasse e informasse la cittadinanza, la rivista “La Città invisibile” edita da perUnaltracittà; la creazione di una rete di organizzazioni, più di venti, che settimana dopo settimana hanno promosso la Campagna per l’eliminazione dei tubi cancerogeni, hanno scosso l’opinione pubblica attraverso una petizione affinché si innalzasse una forte pressione sulle amministrazioni locali e che alla fine hanno ottenuto che il problema fosse riconosciuto e finalmente affrontato (mentre scriviamo la Campagna è ancora attiva, le istituzioni hanno ammesso che all’interno delle tubazioni scorre l’amianto, ma il processo di eliminazione non è ancora partito).
Ciò per dire che un’informazione indipendente e scevra di conflitti di interessi è fondamentale per animare la nostra democrazia, in agonia anch’essa come il giornalismo, se non di più. Nel caso specifico basti ricordare che Publiacqua compra ogni anno spazi pubblicitari per centinaia di migliaia di euro sulle maggiori testate del territorio in cui opera, la Piana fiorentina e il Medio Valdarno, ed è ovvio che tale investimento, nel pieno rispetto della legge, possa condizionare un settore in crisi come quello editoriale. E a pagare, in tutti i sensi, siamo noi, cittadini sempre troppo accondiscendenti verso chi detiene il potere.
[Il testo è apparso nel libro Urbanistica resistente nella Firenze neoliberista: perUnaltracittà 2004-2014, a cura di Ilaria Agostini, Aión, Firenze, 2016, pp. 47-55; del libro, abbiamo già pubblicato i capitoli: Un’altra idea di città, della curatrice; Dal Palazzo al città, e ritorno di Ornella de Zordo; L’urbanistica in consiglio comunale di Maurizio Da Re]
Note al testo
[1] Lo scritto di Petrella, apparso su “il manifesto”, è consultabile su http://altracitta.org/2009/11/13/petrella-le-tre-bugie-indecenti-del-potere-che-parla-di-crisi/
[2] All’indirizzo: http://consiglio-online.comune.firenze.it/webtv/cmWeb.dll/relatore?RELA=De%20Zordo%20Ornella&AN=completa
[3] La regola delle 5W è adottata per una scrittura giornalistica chiara ed efficace. Le cinque W stanno per: Who? What? When? Where? Why? (chi? che cosa? quando? dove? perché?). Le risposte a queste domande sono collocate, in genere, all’inizio dell’articolo.
[4] A questo indirizzo: https://www.perunaltracitta.org/listadicittadinanza/index.php?option=com_content&view=article&id=92&Itemid=91
[5] Cfr. infra il saggio di Giorgio Pizziolo [di prossima pubblicazione in questa rubrica, NdC].
[6] Rendiconto Bilancio 2013, De Zordo: «I conti non tornano: le cifre negative dell’amministrazione Renzi», comunicato stampa Puc, Firenze, 17 aprile 2014.
[7] http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/05/renzi-corte-dei-conti-accusa-a-firenze-4-anni-di-gravi-irregolarita-in-bilancio/2010356/
[8] Centro Nuovo Modello di Sviluppo, I mercanti della notizia. Guida al controllo dell’informazione in Italia, Emi, Bologna, 2011.
[9] La traduzione in italiano è consultabile su: https://www.perunaltracitta.org/2015/11/26/le-10-strategie-della-manipolazione-attraverso-i-mass-media/; la versione in lingua originale si trova a questo indirizzo: http://theinternationalcoalition.blogspot.it/2011/07/noam-chomsky-top-10-media-manipulation_08.html.
[10] Noam Chomsky, Edward S. Herman, La fabbrica del consenso. La politica e i mass media (1988), il Saggiatore, Milano, 2014.