È presto per dare “un’indicazione precisa e univoca. Non escludiamo al cento per cento cause di tipo violento” così il Procuratore di Gorizia Massimo Lia commenta gli esiti dell’autopsia compiuta sul corpo di Vakhtang Enukdize, il 38enne georgiano “ospite” del Cpr di Gradisca di Isonzo (Gorizia) morto il 19 gennaio “picchiato violentemente dalla polizia“, secondo la testimonianza degli altri detenuti, raccolta anche dal parlamentare Riccardo Magi e da Mauro Palma, garante nazionale delle persone private di libertà.
L’autopsia “avrebbe escluso cause traumatiche” secondo alcune indiscrezioni raccolte dalla Rai del Friuli Venezia Giulia. “Le indagini – ha invece aggiunto il Procuratore – proseguiranno perché al momento non ritengo corretto dare un’indicazione precisa e univoca di quanto accaduto anche perché nessuno ha in mano la relazione del medico legale, che si è riservato di fare i necessari approfondimenti”.
La Procura di Gorizia si muove quindi cautamente e non archivia il caso come vorrebbero invece i sindacati di polizia e i politici di destra che chiedono la chiusura di un’indagine appena iniziata per allontanare così lo spettro di un nuovo caso Cucchi. Loro chiedono “immediate scuse” a chi ha ricollegato la morte di Vakhtang al caso del giovane romano ucciso dai Carabinieri.
Noi chiediamo invece la chiusura di quei centri infami di detenzione amministrativa che “ospitano” persone senza colpa, e che sono comunque luoghi di violenza e di diritti negati. La magistratura non subisca pressioni indebite dalla politica e lavori con serenità per accertare la verità.
Cristiano Lucchi per La Città invisibile