È durato esattamente nove mesi il travaglio di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, era il 23 febbraio scorso quando la Digos di Trieste violò il loro domicilio con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a fini di lucro per aver ospitato una notte una famiglia iraniana con due bambini di 9 e 11 anni provenienti dalla Rotta balcanica. Il 23 novembre il pubblico ministero e il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bologna hanno archiviato l’accusa fatta nei loro confronti “non emergendo elementi che consentano la sostenibilità dibattimentale dell’accusa“. Un’archiviazione che mostra con chiarezza l’intenzione politica dell’indagine che ha portato all’inchiesta. Ne avevamo scritto qui e qui denunciando l’abominio.
L’indagine, iniziata nel 2019 e raccontata su Fuori Binario nel maggio scorso, nasce per iniziativa della procura triestina che intende cogliere un legame intrinseco fra la cosiddetta cellula triestina di passeur, Lorena e Gian Andrea e, indirettamente, Linea d’Ombra, l’associazione che hanno fondato e che ogni giorno accoglie in Piazza del Mondo (Piazza della Libertà) a Trieste decine di migranti sofferenti e spesso feriti dalle polizie nel loro viaggio.
“Quel mattino la Digos ha suonato all’alba e mi ha sequestrato computer e cellulare. Sono stato accusato di aver accolto per due notti una famiglia iraniana composta da padre, madre e due bambini e di averli accompagnati il giorno dopo ad un money transfer per cambiare 800 euro con la mia carta di identità“, racconta Gian Andrea. “Poi la magistratura ha messo insieme le due notti a casa mia con una terza in cui hanno dormito presso un’organizzazione di passeur curdi che traffica esseri umani per lucro, legata, pare, al terrorismo internazionale. Da questa semplificazione arriva l’accusa più grave che mi colpisce per aver compiuto un semplice atto di umanità, accoglienza e solidarietà“. Inizialmente l’indagine riguardava solo Gian Andrea. In un secondo tempo, ha coinvolto anche Lorena. Questo fatto ne ha prodotto lo spostamento presso il tribunale di Bologna dato che Lorena, giudice onorario presso il tribunale dei minori di Trieste, rientra nei ranghi della magistratura per la quale è competente appunto il tribunale bolognese.
Il procedimento giunge quindi nelle mani di un magistrato non interessato a un’intenzione politica punitiva nei confronti di chi agisce solidalmente con i migranti, il quale non ha difficoltà a ravvisare il carattere artificioso della presunzione di collegamento fra Gian Andrea, Lorena e la cosiddetta cellula triestina e, ancor più, lo scopo di lucro. Chiede quindi l’archiviazione che il giudice per le indagini preliminari conferma.
Per Gian Andrea e Lorena “il succo di questa vicenda sta appunto nel rendere ancora una volta evidente il carattere politico delle denunce nei confronti degli attivisti solidali con i migranti: così è caduta la denuncia contro Mediterranea e prima ancora quella contro Carola Rackete. Crediamo che cadrà anche quella di Andrea Costa di Baobab di Roma. Diverso è caso di Mimmo Lucano perché si tratta di un esempio pericoloso in quanto avrebbe potuto diffondersi presso altri piccoli comuni spopolati come esempio di rinascita sociale“.