La bella e partecipata fiaccolata per la pace in Palestina e le ipocrisie della politica fiorentina

Alla fine la Firenze viva, popolare, attenta ai destini dell’umanità, ha messo in riga tutti coloro che preferiscono la vendetta e la guerra alla pace e alla giustizia. Quindicimila persone si sono ritrovate lo scorso 23 ottobre a San Miniato a Monte, convocate dall’abate Bernardo, per partecipare alla Fiaccolata per la Pace utile a “propiziare il bene della giustizia e quindi la pacifica convivenza” tra i popoli che in questo momento vivono ore tragiche in Medio Oriente. Migliaia di persone hanno colmato quel deficit culturale e politico, ricco di tossine velenose, che ha caratterizzato il dibattito pubblico dopo l’attacco terroristico di Hamas che ha provocato 1.400 morti fra gli israeliani e l’immediata vendetta ordita dal governo Netanyahu: la mattanza dei palestinesi di Gaza (mentre scriviamo si contano già oltre 5.000 uccisioni, a una media di oltre 500 al giorno, oltre alla devastazione delle città della striscia).

Ad avvelenare la discussione fiorentina è stato in primis il console onorario israeliano Marco Carrai che ha convocato una manifestazione dopo aver affermato “Non c’è da scegliere. Uomini da una parte, animali dall’altra”, con tutto quel che ne consegue. Il problema è che, insieme alle poche decine di persone che in Piazza Duomo hanno partecipato alla sua iniziativa, c’era tutto il gotha istituzionale locale. Politici che in un istante hanno rinnegato la città del dialogo e della pace invocata da quello stesso La Pira di cui si riempiono la bocca a ogni occasione. Con questo comportamento hanno rinunciato ad operare per la pace e svelato l’abisso istituzionale che sta sotto La Città sul monte praticata dal sindaco santo. Quegli stessi amministratori erano infatti assenti il giorno prima in Santa Maria Novella all’iniziativa che chiedeva di fermare la strage di Gaza voluta dal governo di Israele (per fortuna in picchiata nei sondaggi) e a cui hanno partecipato un migliaio di persone. Si sono schierati e ne prendiamo atto. Nardella del resto ha scelto di esporre solo la bandiera israeliana su Palazzo Vecchio.

Tutto ciò però, non può che far bene alla comunità di persone di buona volontà che a Firenze cerca una soluzione pacifica ai conflitti: adesso sa con chi non perdere tempo. Nella marcia di San Miniato nessun vessillo, nessun simbolo, nessuna bandiera è stata esposta, perché il dolore per quanto accade è troppo grande. Annusata l’aria del successo dell’iniziativa si sono ripresentati, e a favore di telecamere, tutti i politici che un attimo prima erano schierati compatti con Israele. Va dato atto al console Carrai di essere stato coerente restando a casa. Come, purtroppo, è rimasta a casa parte della comunità ebraica, che si è spaccata tra chi è disposto al dialogo e chi resta fermo sulla linea Netanyahu.

C’era però il rabbino capo Gaudi Piperno, che ha stretto le mani dell’imam Izzedin Elzir, c’erano tanti ebrei mescolati ai palestinesi e palestinesi mescolati agli ebrei, c’era una consapevolezza diffusa che solo insieme si può uscire da questa situazione.

Come Fuori Binario sappiamo bene chi è l’oppresso e chi l’oppressore in questa storia, lo raccontiamo da ormai tre decenni sulle nostre pagine, ma siamo convinti che è il momento di dire basta a questa situazione.

Siamo con il Laboratorio ebraico antirazzista quando avverte che la Comunità internazionale “è complice delle ripetute violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e della distruzione fisica e morale di tutte le comunità che vivono nella regione”.

Siamo con Enrico Fink, presidente della Comunità ebraica, quando afferma: “Credo nell’idea di un luogo per la vita ebraica, non un’idea coloniale. E da sionista sostengo la causa palestinese. Dobbiamo saper combattere l’odio”.

Siamo con l’Imam Izzedin Elzir che ribadisce: “La nostra Comunità è per la pace ovunque; oggi in particolare in Palestina, dove c’è un’occupazione e il diritto internazionale non viene rispettato. Non possiamo rimanere indifferenti, invitiamo pertanto tutti a non rimanere indifferenti, perché la vita umana è sacra. Basta sangue, basta uccisioni”.

Da Fuori Binario, novembre 2023