Alle Cure un’assemblea densa e partecipata a favore dei progetti pubblici di sostegno per i senza dimora Hanno risposto in centinaia all’invito di Fuori Binario a partecipare all’assemblea popolare in Piazza delle Cure in solidarietà a Marco, il libraio senza dimora che vive grazie ai volumi che offre ai passanti del tunnel ferroviario. Attività per la quale è stato multato dal Comune (assessorato alla sicurezza) con 5.000 euro.
Ed è stato proprio Marco ad aprire l’incontro, emozionato per l’affetto e le centinaia di libri ricevuti per ripartire con la sua attività. La libreria a cielo aperto sostenuta paradossalmente sempre dal Comune (assessorato al sociale) grazie al progetto “Il Rifugio”, promosso dalla Fondazione Devoto Arcobaleno e sostenuto dal nostro giornale (aperto in Piazza delle Cure il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8 alle 13). Diego Raffaele Verusio, l’avvocato che ha fatto ricorso per l’annullamento della multa, ha eufemisticamente definito il contraddittorio comportamento dell’amministrazione una “dissonanza”. Nel corso dell’assemblea si è parlato quindi di accoglienza e sicurezza sociale, contrapposte al securitarismo poliziesco che dal 2007 (l’anno dell’ordinanza contro i lavavetri) sta avvelenando la vita dei poveri in città.
A ribadire il concetto sono state la trentina di persone che hanno preso il microfono tra le circa 500 intervenute. A partire da Tomaso Montanari, che ha tenuto una lezione sull’arte di strada come bene comune, Lorenzo Guadagnucci, autore di “Lavavetri”, per arrivare al saggista Wolf Bukowski, il cui libro “La buona educazione degli oppressi” è un imprescindibile manuale per comprendere i tragici effetti della deriva securitaria perseguita dai partiti dominanti di destra e sinistra, deriva che colpisce i più poveri, le persone fragili, chi subisce lo stigma della diversità. Sono intervenuti anche Serena Berti, Daniela Morozzi, Ornella De Zordo, Alessandro Santoro, Moreno Biagioni, Massimo Torelli, Emilio Santoro, oltreché attivisti e abitanti del quartiere. Dalla piazza sono emerse tre proposte: sollecitare il Comune sul tema della residenza per i senza dimora “perché senza residenza non ci sono diritti”; fare un censimento dei tanti immobili non utilizzati, pubblici e privati, da poter destinare a uso sociale “perché ci sono troppe case senza gente e troppa gente senza casa”; realizzare in ogni quartiere dei servizi ‘drop-in’, piccoli punti sosta a bassa soglia di accesso per i senza dimora, sul modello della Casa dei Rider (vedi sotto i dettagli).
L’assemblea è stata sostenuta dall’Associazione 11 agosto, Casa Caciolle, Comunità dell’Isolotto, Comunità delle Piagge, Firenze Città Aperta, l’Altro Diritto, La Città invisibile-perUnaltracittà, Le Curandaie, Opera Madonnina del Grappa, Salviamo Firenze. Sono intervenute anche tre delle forze politiche presenti a Palazzo Vecchio, ovvero Sinistra Progetto Comune, Firenze Democratica e Avs-Ecolò, che ringraziamo per aver onorato la nostra richiesta di dialogo con le istituzioni, e per averci difeso dall’attacco di Fratelli d’Italia che ha chiesto la chiusura della nostra sede solo per aver convocato un’assemblea a favore del ritiro della multa a Marco. A ragionare con il popolo delle Cure (e della città tutta) Fuori Binario aveva chiamato anche la sindaca Sara Funaro e l’assessore al sociale Nicola Paulesu, che però hanno declinato l’invito. Li abbiamo così invitati in redazione per prendere un té caldo e continuare il confronto su sicurezza sociale e securitarismo, una concezione della sicurezza figlia di una cultura di destra che va tanto di moda anche a Firenze.
La bella piazza
Tanti interventi all’assemblea del 9 marzo, tutti a favore di un’accoglienza incentrata sulla sicurezza sociale e non sul securitarismo imposto dalle destre. Con tre proposte per la giunta comunale
1 – Residenza immediata ai senza dimora
La mancata residenza delle persone senza dimora è il grande e vero problema: oggi, in Italia, con essa si garantiscono i diritti fondamentali dei cittadini e la loro pari dignità sociale. Stessa cosa vale per tutti coloro che si trovano in carcere, anche per loro, l’ottenimento della residenza fiorentina, è una lotta continua. Gli enti locali hanno fatto della residenza un problema economico, a causa dell’esorbitante costo degli immobili fiorentini, ma questa in realtà è il riconoscimento essenziale che garantisce e solidifica il nostro abitare la città e che, ancora troppe persone, si vedono negato. Su questo tema è assolutamente necessario ragionare comunitariamente, a livello cittadino, associativo e istituzionale. Vorremmo infatti proporre al Comune di Firenze di sopprimere immediatamente l’assurdo e lunghissimo iter burocratico, cui molte persone sono costrette, per richiedere i documenti necessari alla compilazione della richiesta di residenza. L’idea che avanziamo alle nostre istituzioni è quella di garantire uno stato di residenza temporaneo che offra, fin da subito, a tutti coloro che si trovano a dormire per le strade di questa città, la visibilità e la dignità di chi la abita e ne è cittadino.
2 – Servizi di accoglienza a bassa soglia
Vorremmo che in ognuno dei cinque Quartieri di Firenze fossero realizzati luoghi di “decompressione” per i senza dimora tramite l’attivazione di servizi di tipo drop-in, a bassa soglia. Per partire in tempi realisticamente brevi, si potrebbero istituire presso i locali di alcune associazioni disponibili, con l’avviamento finanziato dal Comune. Originariamente indirizzati ai dipendenti da sostanze, negli ultimi anni hanno cominciato ad accogliere anche persone che si trovano in condizione di grave disagio, tra cui senza dimora e migranti o richiedenti asilo. È interessante ai nostri fini l’accezione di drop-in aperto ad un’utenza ampia, in cui si realizza la funzione di luogo di tregua dalla strada, in cui le persone possono rispondere ad esigenze di base come lavarsi, vestirsi, bere qualcosa di caldo o semplicemente riposarsi. Ricoprono infine un ruolo di “primo contatto” per le persone in difficoltà, è in questi luoghi che possono entrare in relazione con servizi più specifici (Ser.d., servizi sociali, dormitori). Vista l’innovazione sociale rappresentata dai servizi drop-in, è lo stesso PNNR a finanziare quelle che definisce Stazioni di posta. Fuori Binario offre i propri locali, se il Comune vorrà, per una sperimentazione.
3 – Immobili abbandonati o inutilizzati
Nel tentativo di applicare l’art. 42 della Costituzione secondo cui “la proprietà non è garantita quale diritto soggettivo assoluto, ma esclusivamente in quanto finalizzata ad assicurare la funzione sociale del bene”, per dare una risposta al crescente numero di persone a cui viene negato il diritto all’abitare e fronteggiare il preoccupante fenomeno degli immobili abbandonati (non tutti i vani liberi finiscono sulle piattaforme della turistificazione), proponiamo un’iniziativa per riqualificare gli edifici lasciati a se stessi sul territorio comunale dopo la loro acquisizione. Si tratta di una campagna promossa dal Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio che prevede, in primo luogo, un censimento del patrimonio immobiliare inutilizzato e dei beni in qualunque modo abbandonati che possano ledere l’interesse generale, come disciplinato dalla nostra Costituzione. Una volta mappato l’abbandono, il Comune può emettere un’ordinanza intimando ai relativi proprietari di adottare entro 120 giorni tutti i provvedimenti necessari per recuperare e ripristinare i beni. In caso di inadempienza l’amministrazione avrà la facoltà di dichiarare acquisito il bene al patrimonio comunale, per restituirlo ad una funzione sociale.
