Sono 14 gli ulivi che saranno piantati per le strade delle Piagge domenica 26 novembre come segno di Solidarietà, Legalità e Giustizia. L’iniziativa, organizzata dall’associazione di volontariato Il Muretto, da Libera, associazione contro le mafie, e dalla Comunità di Base delle Piagge, vuole sensibilizzare a questi temi gli abitanti del quartiere, ma anche della città intera. Sono ancora nell’aria le minacce che don Alessandro Santoro ha subito quest’estate, volte a farlo desistere dal suo impegno quotidiano con e per i ragazzi costretti a crescere in un ambiente pieno di risorse inespresse e privo di stimoli.
A confermare l’importanza dell’impegno di don Alessandro e degli abitanti del quartiere saranno presenti alla manifestazione il presidente di Libera e fondatore del gruppo Abele don Luigi Ciotti, il magistrato Antonino Caponnetto, la giornalista e parlamentare Sandra Bonsanti, il sindaco di Firenze Mario Primicerio, tutte persone che nello svolgere il loro lavoro quotidiano all’interno delle istituzioni e nella società civile pongono in primo piano i valori condivisi in questa giornata di festa. I 14 ulivi sono stati donati da Libera e una volta piantati per le strade fra la gente avranno il compito di ricordare l’appello/denuncia di don Alessandro che riportiamo integralmente qui sotto.
Questa iniziativa vuole essere il primo segnale della voglia di andare avanti nella strada intrapresa dalla gente delle Piagge. Per coinvolgere sempre più gli abitanti nella vita sociale del quartiere. Come? Mettendo a disposizione degli altri la propria conoscenza in qualche particolare settore, come avviene per i laboratori professionali, per il doposcuola, per il teatro e per le varie attività che si svolgono nel Laboratorio di via Liguria. Apprendendo qualcosa per poi insegnarlo ad altri o anche solo collaborando nel mandare avanti le attività già esistenti. In questo modo, lentamente ma con forza, chi abita nel quartiere riuscirà a riappropriarsene e a viverlo in prima persona e finalmente non parlerà con il vicino di casa solo nelle burrascose riunioni condominiali.
Questa fiaccolata sarà un segno anche per chi pensa che tutto quello che viene fatto fra i palazzoni delle Piagge centrali sia ad uso esclusivo di qualche credente o di chi abita nei palazzi stessi. La rinascita del quartiere è affare di tutti senza nessun tipo di discriminazione né religiosa, né razziale, né di nessun tipo. La voglia di costruire qualcosa di giusto e solidale per la nostra vita al di fuori delle mura domestiche può superare tutte le diversità. Diversità che già spesso si trasformano in difficoltà nell’intraprendere percorsi di lavoro comuni, non solo ai singoli cittadini, ma anche alle varie associazioni della zona.
Tutto ciò deve essere superato, l’impegno è quello di comunicare sempre più e sempre meglio, di collaborare insieme per il bene soprattutto delle nuove generazioni che rischiano di pagare un prezzo troppo alto in termini di abbandono precoce della scuola, di microcriminalità, di tossicodipendenza, di disoccupazione e anche nella mancata integrazione in questa nostra società che purtroppo tende a escludere sempre di più chi non ha gli strumenti per emergere.
L’appuntamento per discutere di questi temi ma anche per passare un pomeriggio allegro in compagnia è alle 16.00 presso l’Anfiteatro di via Lazio angolo via Nave di Brozzi.
Cristiano Lucchi
APRIAMO GLI OCCHI
Apriamo gli occhi e smettiamo di pensare che il nostro sforzo sia inutile, diamo corpo alla speranza e restituiamo un po’ di coraggio alla nostra vita offrendo al nostro quartiere un po’ di attenzione, di tempo, di energie. Il nostro quartiere, Le Piagge-Brozzi, ha bisogno di una scrollata e noi siamo pronti a darla, costi quello che costi!!!
Abbiamo aperto gli occhi e abbiamo imparato a voler bene a questo posto, abbiamo cominciato a conoscerci e ad apprezzarci nonostante le nostre povertà e le nostre contraddizioni.
Abbiamo aperto gli occhi e abbiamo visto tante persone frenate, disilluse, quasi rassegnate che non se la sentono più di lottare e che si sono rintanate in casa, nel loro piccolo privato.
Abbiamo aperto gli occhi e abbiamo conosciuto persone che credono di fare del quartiere il loro dominio, che usano il quartiere per i loro loschi affari e le loro trame mafiose, creando tensione con i loro atteggiamenti scorretti e arroganti.
Ed è da loro, con un tipico atteggiamento mafioso, che sono stato minacciato apertamente, a viso aperto, e mi è stato detto che “le cose del quartiere non sono affar mio”, che “devo pensare a fare il prete stando in chiesa e niente più”, che “devo smettere di informarmi”, che “devo lasciar perdere che è meglio per tutti” ecc.
“C’è un tempo per far silenzio e un tempo per parlare” dice la Bibbia, mia quotidiana compagna di avventura ed ora è giunto il momento di gridare queste cose perché queste persone smettano di pensare di essere i padroni del quartiere, perché sappiano che con i loro sistemi mafiosi non ci fanno più paura e che i loro “consigli” non li ascolterò!
Non li ascolterò in nome dei ragazzi, dei giovani, delle famiglie che ho conosciuto e che ora sento anche un po’ mie, non faro in modo che la vostra legge, quella della forza, dell’omertà, della connivenza costretta diventi anche la loro legge. Nel quartiere c’è gente che lavora, lotta, soffre, ama, sogna, rischia e che non è più disposta ad accettare la prepotenza, il contrabbando, lo spaccio di droga, lo sfruttamento degli stranieri, i continui abusi ed è per loro che non tacerò e non mi fermerò.
Chiediamo a tutti quelli che conoscono fatti e situazioni “poco chiare” di trovare il coraggio di parlare, a quelli che già conoscono e lottano da sempre per il bene del quartiere di accompagnarci e sostenerci, alle istituzioni e alle forze pubbliche, che sono già state interpellate, di fare la loro parte. A noi il compito di non fermarci e con l’unica forza che abbiamo, quella dell’onestà e della legalità, continueremo a lottare senza farci intimorire dall’arroganza e la prepotenza di pochi.
Le Piagge, 3 settembre 1995
Alessandro Santoro – prete
Pubblicato sul Numero Zero Zero de l’Altracittà – giornale della periferia, novembre 1995