Polveri tossiche a scuola. È amianto?

Da anni ragazzi e professori della scuola media Paolo Uccello respirano polveri pericolose per la loro salute. Finora nessuno ha fatto niente.

Dai controsoffitti delle aule della scuola media del quartiere cadono continuamente, su ragazzi e professori, delle polveri di natura non identificata che avrebbero un effetto cancerogeno sulle persone. E’ quanto riporta, nel dicembre del 1996, la Relazione sulla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute.

Questo documento, previsto dalla Legge 626/94 che determina i criteri di sicurezza nei luoghi di lavoro, è stato redatto dal Preside e dal Responsabile del servizio prevenzione e protezione dai rischi e controfirmato da un rappresentante dei lavoratori. Proprio a quest’ultimo, il prof. Giovanni Cristofaro, insegnante di Tecnica con 13 anni di anzianità nella scuola, abbiamo rivolto alcune domande sulla questione.

Di che natura sono le polveri?
Non lo sappiamo con precisione, ma temiamo che siano fibre naturali con caratteristiche simili all’amianto e perciò molto pericolose. Provocano in un primo tempo l’occlusione dei bronchi, irritazioni e allergie, fino a provocare, in alcuni casi, tumori all’esofago e alle vie respiratorie.

Quando sono state scoperte?
Qualche anno fa un incendio distrusse i materassi sintetici della palestra, invadendo tutta la scuola di un fumo molto tossico. Da allora ci siamo accorti che dal soffitto cade una polverina grigiastra. Abbiamo così scoperto, alzando i controsoffitti, che essi contengono sacchi di plastica, spesso danneggiati, con dentro queste fibre pericolose alla salute.

Cosa avete fatto a quel punto?
Abbiamo denunciato il tutto, sia all’allora Usl 10/D che al Comune, proprietario dell’edificio e responsabile della manutenzione. Le loro risposte sono state elusive, qualcuno ha dato la colpa al forte inquinamento presente nella zona per via della Pistoiese e degli scarichi degli aerei. Dopo qualche sopralluogo tutto si è concluso con un nulla di fatto. In seguito il Comune ha approntato un piano di ristrutturazione dei soffitti che però giudichiamo insoddisfacente.

E intanto i ragazzi respirano queste polveri…
Si, e purtroppo, in chi vive la scuola, non c’è voglia di intraprendere forti azioni di protesta come la chiusura della scuola o il blocco delle attività didattiche. La relazione del dicembre scorso, invece di sollecitare drastici interventi, sembra quasi voler mettere la parola fine a questa storia.

Proporrete soluzioni a medio termine?
E’ nostra intenzione chiedere al Consiglio dei docenti di spostare le classi dalla vecchia alla nuova ala della scuola, dove questo problema non esiste e ora sono ospitati i laboratori. In questo modo non saremmo esposti tutto il giorno alle polveri, ma solo in determinate ore.

L’Altracittà mette l’attenzione su questo problema, credendo che il nulla fatto fino ad oggi sia solo il frutto di una “distrazione” collettiva delle istituzioni competenti. Da oggi aspettiamo una soluzione concreta a questa pericolosa vicenda.

Cristiano Lucchi


Pubblicato sul Numero 2, Anno II, de l’Altracittà giornale della periferia, febbraio 1997

Di nuovo sulle polveri della Paolo Uccello

Torniamo sulle presunte polveri tossiche presenti nei controsoffitti della scuola media Paolo Uccello. Abbiamo ricevuto sia dal preside che dal professore oggetto dell’intervista delle precisazioni e delle puntualizzazioni in merito all’argomento.

Il preside Franceschi ci ha fatto avere la documentazione di tutti gli interventi promossi e sollecitati da lui stesso per una corretta e attenta manutenzione della scuola nel suo complesso. Per quanto riguarda le polveri in questione, l’ultima missiva inviata al Comune di Firenze, Settore funzionale n.6 Edilizia scolastica al quale spetta la manutenzione della scuola è datata 22 gennaio 1997. Fra le varie necessità viene citata testualmente al punto 5: “Rimozione del controsoffitto (ne cadono continuamente polveri che sarebbe bene fossero almeno nuovamente analizzate alla luce della più recente normativa)”.

Il professor Cristofaro vuole sgombrare il campo da equivoci, strumentali interpretazioni e fraintendimenti che possono essere stati generati dalla lettura dell’intervista comparsa sul nostro giornale nel numero di febbraio. A tal fine dichiara come numerosi altri edifici pubblici, scuole comprese, si trovino in analoghe condizioni, e non solo la Paolo Uccello.

Ci dice anche che, negli ultimi dieci anni, sul tema della presenza di agenti inquinanti nella scuola, gli insegnanti hanno fatto di tutto per ottenere migliori condizioni ambientali per gli studenti e per sé, reclamando un intervento di bonifica ambientale adeguato almeno alla normativa vigente.

Bonifica sempre promessa, ma ancora inattuata.

Tiene inoltre a precisare che la necessità dei genitori-utenti di avere la certezza dell’accoglienza quotidiana degli alunni a scuola, ha spesso costituito un freno per le azioni di protesta come la chiusura della scuola o il blocco delle attività didattiche che dunque non sono state intraprese. Secondo Cristofaro, già prima dell’obbligatorietà della “Relazione sulla Valutazione dei Rischi per la Sicurezza e la Salute”, gli insegnanti si mossero autonomamente indicando alle amministrazioni competenti le situazioni a rischio da sanare e le difficoltà dell’ambiente.

Sugli agenti inquinanti ci invia una nota secondo la quale il silicato presente nel controsoffitto sotto forma di materassino, è fatto di lana di roccia o fibra di vetro. Giace nel controsoffitto della scuola sin dalla costruzione, è avvolto in sacchi di plastica trasparente e potrebbe restare al suo posto inalterato per sempre o almeno fino a quando reggeranno le strutture della scuola, se il controsoffitto fosse ermeticamente chiuso, ma così non è.

Questi silicati, col passare del tempo, disperdono nell’aria delle fibre irritanti, non tossiche, ma nemmeno salutari, e, anche se non esiste finora un’associazione diretta tra l’esposizione al materiale e l’insorgenza di patologie tumorali, come invece è stato accertato per le fibre di amianto, la circolare n. 23 del 25/11/91 ne descrive il corretto impiego per evitare la dispersione in polveri sottili e quindi allontanare ogni correlata conseguenza certa, possibile e probabile.

L’Altracittà prende atto che la scuola si è mossa con tempestività e con continuità rispetto al problema sollevato nel numero scorso. Teniamo altresì a precisare che il “nulla di fatto dalle istituzioni competenti” apparso nell’intervista al prof. Cristofaro è da addebitare alle lentezze degli organi preposti alla manutenzione della scuola e non alla scuola stessa, ed è proprio da questi organi che ci attendiamo una soluzione positiva a questa situazione.


Pubblicato sul Numero 3, Anno II, de l’Altracittà giornale della periferia, marzo 1997