La partita a scacchi del nucleare era truccata. Come la lobby atomica ha ingannato gli italiani

Giovanni Valentini ha scritto su Repubblica un pezzo che svela l’imbroglio del “Forum nucleare italiano”. Ricordate la martellante pubblicità per scegliere se dire sì o no al ritorno dell’atomo in Italia? Ecco cosa c’era dietro.

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Con l´irrevocabile responso emesso dal Giurì per l´autodisciplina pubblicitaria, su ricorso dei senatori Francesco Ferrante e Roberto della Seta (Pd), il bombardamento mediatico a favore del nucleare per il momento è stato interrotto. Ispirata dal presidente del Consiglio per persuadere e convertire gli italiani a questa scelta, come se si trattasse di un detersivo, di una bibita o di una crema miracolosa, la campagna a colpi di spot è stata sovvenzionata dal “Forum nucleare italiano”, organizzazione ufficialmente non profit di cui però i soci fondatori sono l´Edf e l´Enel, cioè i due soggetti maggiormente interessati al business atomico: dalla vigilia di Natale all´Epifania, oltre 400 passaggi televisivi, per un costo di circa 6 milioni di euro.

“Pubblicità ingannevole”, ha sentenziato ora senza mezzi termini il Giurì. E così l´aveva già definita anche Antonio Di Pietro in un esposto all´Autorità sulle Comunicazioni, seguito a ruota da un altro parlamentare dell´Idv, Elio Lannutti, che ha presentato una raffica di interrogazioni al Senato.

Lo spot pubblicitario ha messo in scena una partita a scacchi collettiva. Bianco e nero, una mossa dietro l´altra, la partita procedeva tra domande e risposte in un contrappunto di tesi e antitesi. Ma in realtà, come ha stabilito il Giurì nella sua motivazione, lo spot sull´atomo «mira a ingannare e confondere chi lo riceve, contrabbandando come neutrali e sociali i suoi contenuti squisitamente di parte».

Contro questa offensiva mediatica e in vista del referendum sul ritorno al nucleare programmato dal governo in carica, secondo quanto scrive Gianni Silvestrini – direttore scientifico di Kyoto Club – nell´introduzione al libro di Mattioli e Scalia citato all´inizio, «occorre dunque preparare un´accurata azione di controinformazione che consenta ai cittadini di avere elementi adeguati a contrastare la vasta campagna già annunciata dal governo per spiegare come il nucleare sia sicuro e poco costoso». E un primo strumento – forse meno suggestivo di una campagna pubblicitaria, ma certamente più documentato e razionale – può essere proprio il volume pubblicato dai due padri dell´ambientalismo scientifico italiano. Un compendio di informazioni, dati, grafici e tabelle che sgombra il tavolo da tanti luoghi comuni, slogan e falsi ideologici.

Rinviando alla consultazione del libro chi fosse interessato ad approfondire l´argomento, con l´aiuto degli stessi autori proviamo a riassumere qui alcune questioni fondamentali. Lo sviluppo dell´energia nucleare può giovare a combattere l´inquinamento e quindi il riscaldamento del pianeta, contribuendo così a regolare il clima? «Se un impegno straordinario portasse al raddoppio delle centrali, la riduzione delle emissioni di CO2 non supererebbe il 5%».

È vero che, dopo l´incidente di Chernobyl, l´Italia è stato l´unico paese dell´Occidente industrializzato a bloccare il nucleare? «A seguito di Chernobyl, il nucleare viene bloccato in tutti i paesi dell´Ocse: non si procederà a nessun nuovo ordinativo di reattori – proprio come già si era verificato negli Usa, dove a partire dal 1978 non era stata commissionata nessuna nuova installazione e un centinaio di progetti erano stati accantonati».

L´energia nucleare è pulita? Il ciclo del combustibile nucleare, sostengono in sintesi Mattioli e Scalia, comporta lavorazioni a rischio salute. Né vanno trascurati gli effetti biologici e i danni sanitari connessi alle radiazioni. Viene citato poi uno studio di “Environmental Health”, in cui si parla di alti valori delle leucemie infantili derivanti da radionuclidi e di «dosi derivanti dalle emissioni di radiazioni dai reattori su embrioni e feti nelle donne gravide».

Quanto costa il kWh (chilowattora) nucleare? «Nella composizione del costo del kWh nucleare alcune componenti sono decisamente opache, altre neanche definibili: esso potrà anche risultare meno costoso, ma non c´è dubbio che si tratta di un prezzo politico dell´energia». E ancora: «L´insistenza su questo tasto sembra intesa a voler mettere in ombra il vero problema economico del nucleare: il finanziamento degli elevati capitali richiesti dagli investimenti e i tempi molto lunghi – oltre vent´anni – per il ritorno dei capitali investiti».

Qual è, dunque, il futuro dell´energia nucleare? «Oggi l´energia nucleare copre meno del 6% del fabbisogno mondiale di energia primaria e del 15% della produzione di energia elettrica». «Di fatto, come per la fusione nucleare, la prospettiva dei reattori di quarta generazione di anno in anno si allontana nel tempo e ora se ne prevede la realizzazione e commercializzazione non prima del 2030-2040».

Che fare, allora? Quali sono le alternative a disposizione? «Non ci possiamo oggi aspettare dalla fissione nucleare la risposta alle scelte urgenti che siamo chiamati a effettuare in tema di energia e sconvolgimento climatico». «Per l´Italia non si tratta dunque di scegliere tra la prospettiva del governo e i sogni degli ecologisti, ma di scegliere tra i reattori e la strategia che ha scelto l´Europa»: e cioè, entro il 2020, 20% di riduzione della CO2; 20% di risparmio sui consumi finali; e, sui consumi restanti, 20% di fonti pulite e rinnovabili, come l´energia solare e quella eolica.

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