Un giornalista libero non pubblica niente che possa eccitare l’odio o causare disperazione

Il Manifesto del giornalista libero fu scritto da Albert Camus nel 1939. Contiene quattro prescrizioni per chi vuole esercitare la professione: la lucidità, il rifiuto (all’obbedienza), l’ironia e l’ostinazione. Eccolo nella traduzione di Gabriella Giudici


E’ difficile oggi evocare la libertà di stampa senza essere tacciato di stravaganza, accusato d’essere una spia o il nipote di Stalin. Ciononostante questa libertà, tra le altre, non è che uno dei volti della libertà come tale e si comprenderà la nostra ostinazione nel difenderla se si vuole ammettere che non c’è altro modo di vincere davvero questa guerra.

Certo, tutte le libertà hanno i loro limiti. Bisogna ancora che esse siano liberamente riconosciute. Sui vincoli che si frappongono oggi alla libertà di pensiero, abbiamo detto d’altra parte tutto quello che abbiamo potuto dire e diremo ancora, a sazietà, tutto ciò che ci sarà possibile dire. In particolare, non ce ne stupiremo mai abbastanza, sul principio della censura, imposto a suo tempo, che la riproduzione di testi pubblicati in Francia e vistati dai censori cittadini sia vietata sul Soir républicain, tanto per fare un esempio. Il fatto che, a questo riguardo, un giornale dipenda dall’umore o dalla competenza di un uomo, dimostra meglio di ogni altra cosa il grado di inconsapevolezza a cui siamo giunti.

Uno dei buoni precetti di una filosofia degna del nome è di non diffondersi mai in lamentazioni inutili davanti a uno stato di fatto che non può più essere evitato. La questione in Francia non è più oggi di sapere come preservare la libertà di stampa, ma di cercare come, davanti alla soppressione di queste libertà, un giornalista può restare libero. Il problema non riguarda più la collettività, riguarda l’individuo.

E, giustamente, ciò che ci piacerebbe definire qui, sono le condizioni e i mezzi attraverso cui, persino nel tempo della guerra e delle sue servitù, la libertà può essere non soltanto preservata, ma ancora manifestata. Questi mezzi sono quattro: la lucidità, l’indipendenza, l’ironia, l’ostinazione. La lucidità presuppone la resistenza ai meccanismi dell’odio e del culto della fatalità. Nel contesto della nostra esperienza è certo che tutto può essere evitato. La guerra stessa, che è un fenomeno umano, può essere in ogni momento evitata o arrestata da mezzi umani. Basta conoscere la storia degli ultimi anni di politica europea per essere certi che la guerra, quale che sia, ha cause evidenti. Questa visione chiara delle cose esclude l’odio cieco e la disperazione che lascia fare. Un giornalista libero, nel 1939, non dispera affatto e lotta per quello che crede come se la sua azione potesse influire sul corso degli avvenimenti. Non pubblica niente che possa eccitare l’odio o causare disperazione. Tutto questo è in suo potere.

Davanti alla marea montante di stupidaggini, è necessario anche opporre qualche rifiuto. Tutte le costrizioni del mondo non faranno mai in modo che uno spirito appena un po’ onesto accetti la disonestà. Ora, e per poco che si conoscano i meccanismi di informazione, è facile assicurarsi dell’autenticità di una notizia. E’ a questo che un giornalista libero deve dare tutta la propria attenzione. Perché se egli non può dire tutto ciò che pensa, gli è possibile non dire ciò che non pensa o che crede falso. Ed è così che un giornale libero si misura tanto per quel che dice che per quello che non dice. Questa libertà tutta negativa è di gran lunga la più importante di tutte se la si sa mantenere, perchè essa prepara l’avvento della vera libertà. Di conseguenza, un giornale indipendente fornisce la fonte delle sue informazioni, aiuta il pubblico a valutarle, ripudia il lavaggio del cervello, elimina le invettive, rimedia con dei commentari all’uniformizzazione del montaggio delle notizie, in breve, serve la verità nei limiti umani delle proprie forze.

Veniamo così all’ironia. Si può postulare, in via di principio, che uno spirito che ha il gusto e i mezzi di imporre vincoli è impermeabile all’ironia. Non vediamo Hitler, per fare un esempio tra gli altri, utilizzare l’ironia socratica. Significa dunque che l’ironia resta un’arma senza precedenti contro gli individui troppo potenti. Essa completa il rifiuto nel senso che permette non più di rigettare ciò che è falso, ma di dire spesso ciò che è vero. Un giornalista libero nel 1939 non si fa troppe illusioni sull’intelligenza di quelli che l’opprimono. E’ pessimista quanto all’umanità. Una verità enunciata in tono drammatico è censurata nove volte su dieci. La stessa verità detta scherzosamente solo cinque volte su dieci. Questa disposizione raffigura esattamente le possibilità dell’intelligenza umana. Essa spiega anche come giornali francesi come Le Merle e Le canard enchaîné possano pubblicare regolarmente gli articoli coraggiosi che conosciamo. Un giornalista libero nel 1939 è dunque necessariamente ironico, persino suo malgrado. Ma la verità e la libertà sono padrone esigenti perché hanno poco delle amanti.

E’ evidente che questa attitudine di spirito così brevemente definita non potrebbe sostenersi efficacemente senza un minimo di ostinazione. Molti ostacoli sono posti alla libertà d’espressione. Non sono i peggiori che possano ostacolare uno spirito, perchè le minacce, le sospensioni, le incriminazioni, in Francia ottengono generalmente il contrario dello scopo che si prefiggono. Ma bisogna convenire che ci sono ostacoli scoraggianti, la costanza nella stupidità, l’ignavia organizzata, l’inintelligenza aggressiva, e noi li subiamo. Là è il grande ostacolo su cui bisogna trionfare. L’ostinazione è qui la virtù cardinale. Per un paradosso curioso ma evidente, essa si mette allora al servizio dell’obiettività e della tolleranza.

Ecco dunque un insieme di regole per preservare la libertà anche in seno alla servitù. E dopo? si dirà. Dopo? Non siamo troppo frettolosi. Se anche solo qualche francese volesse mantenere nella sua sfera tutto ciò che crede vero e giusto, se volesse aiutare per la sua piccola parte al mantenimento della libertà, resistere all’abbandono e far conoscere la sua volontà, allora e allora soltanto questa battaglia sarebbe guadagnata, nel senso profondo del termine.

Si, è spesso controvoglia che uno spirito libero di questo secolo fa sentire la sua ironia. Cosa trovare di scherzoso in questo mondo infiammato? Ma la virtù dell’uomo è di guardare in faccia tutto ciò che lo nega. Nessuno vuole ricominciare tra venticinque anni la doppia esperienza del 1914 e del 1939. Bisogna dunque sperimentare un metodo ancora tutto nuovo che sarà la giustizia e la generosità. ma queste non si esprimono che nei cuori già liberi e negli spiriti che vedono ancora chiaramente. Formare questi cuori e questi spiriti, risvegliarli piuttosto, è il compito ad un tempo modesto e ambizioso che spetta all’uomo indipendente. Bisogna attenervisi senza guardare più avanti. La storia terrà o non terrà conto di questi sforzi. Ma saranno stati compiuti.

Albert Camus