Prove di regime Puntuale come un treno del Ventennio, ecco come il Governo, lo stesso che non riesce a definirsi antifascista, smonta un altro pezzo dello Stato di diritto. Nel nuovo Decreto sicurezza in approvazione, il famigerato 1660, si obbligano le pubbliche amministrazioni, le società pubbliche, le università, a collaborare con i servizi segreti fornendo loro tutte le informazioni sugli orientamenti politici di impiegati, studenti e docenti, in nome della tutela della sicurezza nazionale e in deroga alle normative in materia di riservatezza. Gli enti pubblici saranno così resi complici di un controllo sociale su opinioni politiche, affiliazioni sindacali, partecipazione ad associazioni o movimenti, in barba all’art. 18 della Costituzione “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione” e all’art. 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che afferma che “Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata” e che quindi va tutelato “contro tali interferenze”.
Ancora una volta in nome della sicurezza si cerca di trasformare il nostro paese in un regime di delatori. “Se vuoi mantenere un segreto, devi nasconderlo anche a te stesso”, scriveva George Orwell. Ecco, allenatevi a farlo se non volete finire in questura per le vostre opinioni. Ma l’attacco alla democrazia non si ferma qui. Nello stesso Decreto si potenziano le attività sotto copertura dei servizi, consentendo loro non solo di partecipare alle organizzazioni terroristico-eversive ma anche di guidarle nelle loro azioni. È come se si legalizzasse una strage come quella di Bologna in cui la collaborazione tra servizi e fascisti uccise 85 persone.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Febbraio 2025
