E se rifacessero le navi?

«Piagge: il Comune corre ai ripari». Titolammo così, nel numero scorso, quando il Consiglio Comunale fiorentino approvò una mozione per la riqualificazione strutturale e definitiva del territorio comprendente sia le Piagge che i borghi di Brozzi, Peretola e Quaracchi. Abbiamo incontrato Vincenzo Esposito, consigliere comunale Pds, presidente della Commissione Urbanistica. A lui abbiamo chiesto quali saranno le tappe di questa riqualificazione. Sarà un processo lungo e difficile e fra i progetti, tutti ancora da discutere e soprattutto per la maggior parte senza finanziamenti, c’è anche quello di ricostruire, finalmente a norma e con criterio, le case popolari di via Marche, via della Sala e via Liguria.

Qual è il valore della mozione del marzo scorso sulle Piagge?
Il governo della città ha assunto un grande impegno nei confronti degli abitanti delle Piagge. Con la nostra mozione abbiamo cercato di stimolare un cammino più concreto, fissando dei criteri generali per una ristrutturazione del quartiere funzionale alle esigenze di vario tipo dei cittadini

Come saranno reperiti i fondi per dar vita ad un progetto così ambizioso? Si parla addirittura di 300 miliardi complessivi.
Forse questa cifra è approssimata per difetto. Partiamo comunque dal presupposto che a breve termine arriveranno i 20 miliardi del famoso Piano di Recupero Urbano. In questi giorni si è chiuso il bando di concorso e la commissione tecnica sta lavorando per definire quali siano i progetti più meritori, fra di essi ci saranno sicuramente quelli che prevedono un intervento finanziario di privati in modo da accrescere la somma complessivamente a disposizione per il recupero.

Ma così non c’è il rischio che, in cambio di altre risorse finanziare, i privati possano ulteriormente cementificare il quartiere?
È un rischio reale. Mi auguro che la commissione tecnica che esaminerà le proposte non lo permetta, anche se sicuramente verranno costruite nuove abitazioni.

L’obiettivo dei 300 miliardi è ancora lontano…
Di interventi sulle Piagge si parla anche nel piano triennale degli investimenti 97/99 redatto dal Comune. Considerato che una prima verifica del piano è prevista per il 1998, ritengo che a breve termine si potranno vedere le prime opere realizzate, penso ad esempio al nuovo centro socio-sanitario. Oltre a questo bisogna tenere conto e di due fattori importanti legati fra o di loro: i Piani di Recupero Urbano e i Programmi di Riqualificazione Urbana non sono stati un’occasione straordinaria per reperire fondi statali, ma si riproporranno in futuro con frequenza; inoltre il Governo, con il decreto in favore dell’occupazione, sblocca lavori per miliardi. Ciò avrà una ricaduta positiva anche per la nostra città.

Le amministrazioni italiane non sanno “attingere” ai fondi comunitari. La Regione Emilia Romagna ha appaltato a privati un servizio apposito per districarsi in questo settore. Qual è la situazione al Comune di Firenze?
Per ora non c’è niente di strutturato in tal senso, anche se l’ufficio della Presidenza del Consiglio si sta attrezzando. Entro breve, almeno due persone, con esperienza nel settore, potranno dedicarsi a tempo pieno allo studio delle leggi comunitarie.

Riassumendo: decine di miliardi da trovare tra fondi locali, nazionali ed europei. Saranno frazionati anche gli interventi o si arriverà ad un progetto che affronti globalmente la complessità della riqualificazione delle Piagge?
Questa è la grossa sfida, è il nodo fondamentale da sciogliere. Bisogna lavorare duramente se vogliamo che gli interventi siano funzionali ad un’idea di riqualificazione reale del territorio. Per le Piagge non basta il Piano Regolatore Generale. È una zona su cui va progettato un apposito piano particolareggiato dove far confluire i finanziamenti. Basta con la logica che vede finanziati singoli interventi, spesso contraddittori fra loro. Per garantire un lavoro coordinato, non solo per le Piagge ma anche per le altre periferie, è stato incaricato il prof. Leonardo Benevolo, che ha il compito di guidare un gruppo di progettisti fra i quali alcuni del Comune e altri scelti fra i giovani architetti neo-laureati.

Una delle urgenze è la profonda ristrutturazione delle cosiddette “navi” di via Marche, via della Sala e via Liguria. Fino ad oggi sono state rattoppate con interventi rivelatisi col tempo fallimentari. Qual è la soluzione secondo lei?
Se verranno ristrutturate dovranno esserlo in maniera definitiva, con la prospettiva di arrivare a palazzi degni di tale nome ma anche di dover eseguire i lavori con gli appartamenti vuoti, senza i rispettivi inquilini. Per far questo l’amministrazione dovrà pensare ad una sistemazione provvisoria per circa 50/60 famiglie alla volta per alcuni mesi.

E dove andranno?
Ci sono due ipotesi. La prima, sicuramente impopolare, con le famiglie spostate in altre parti della città, là dove il Comune ha disponibilità di appartamenti. La seconda, più rispettosa dei bisogni degli inquilini, prevede l’utilizzo di parte degli appartamenti che verranno costruiti nell’ambito del PRU dai privati. Non nascondo che per questa ipotesi il lavoro di coordinamento fra Comune, famiglie e società costruttrici debba essere pressoché perfetto.

La prospettiva è di vedere le Piagge piene di cantieri per anni. Che ruolo potranno avere gli abitanti in fase propositiva?
Il ruolo dei cittadini è importante, saranno pensate delle occasioni di confronto con l’amministrazione. Sarà soprattutto compito dei progettisti fare tesoro dei consigli dei cittadini. Punto fermo è il rispetto di quei criteri di fondo che faranno delle Piagge un quartiere ricco di quelle infrastrutture che oggi mancano.

Cristiano Lucchi


Pubblicato sul Numero 5, Anno II, de l’Altracittà giornale della periferia, maggio 1997