Enzo Mazzi e Alessandro Santoro, a nome delle comunità di base dell’Isolotto e delle Piagge, hanno scritto un appello indirizzato al Sindaall’assessore Grazzini, al presidente del Quartiere 4 Cruccolini e a lei. In esso si chiede di riavviare un dialogo tra le forze politiche che fanno parte, o facevano fino a qualche settimana fa (Rifondazione Comunista), della maggioranza di Palazzo Vecchio, e tra queste e le forze sociali di questa città, in particolare quelle a diretto contatto con le realtà più periferiche.
Cosa ne pensa e come pensa di rispondere a queste richieste?
Il patrimonio che è stato costruito in questi primi due anni di gestione dei quartieri e il relativo spostamento del dibattito politico sui temi delle periferie, ci obbliga con forza a continuare l’azione che è stata avviata. È assolutamente necessario che il “Palazzo” si sposti verso le periferie e che le forze politiche riprendano in mano una situazione per troppo tempo lasciata a se stessa. Dobbiamo riprendere e sviluppare il dialogo già avviato con le comunità le associazioni presenti sul territorio per costruire insieme una città della convivenza, trovando il modo di superare gli interessi particolari e di saltare gli steccati politici che sono stati creati forse in modo artificioso.
Cosa pensa dell’idea, ben accolta dall’assessore Grazzini, di istituire un tavolo di discussione tra le istituzioni e le associazioni che di solito non hanno voce in capitolo nelle scelte per la città?
Per quello che mi riguarda farò tutto il possibile perché questo percorso possa essere avviato nella maniera più giusta.
Veniamo adesso ai problemi concreti delle persone che vivono alle Piagge. La gestione del verde è passata nelle mani dei quartieri, ma c’è ancora molto da fare (vedi discariche, palude, mancanza di ombra nei giardini). Inoltre è partito un corso di formazione in florovivaismo per dieci ragazzi delle Piagge che saranno professionalmente qualificati per la manutenzione del verde. Si può fare qualcosa per impiegarli sul territorio in cui vivono, visto che il quartiere appalta la maggior parte della manutenzione del verde a ditte esterne?
Prima di tutto una premessa: da quando la delega piena sul verde è passata ai quartieri le sue condizioni strutturali sono cambiate come dal giorno alla notte. Il livello di qualità delle aree verdi si è alzato molto. La situazione era stata lasciata per troppo tempo a se stessa e le conseguenze si vedono ancora oggi. L’ombra mancante nei giardini è dovuta soprattutto alla difficoltà di attecchimento degli alberi che erano stati piantati in un primo tempo con la nascita dei giardini delle Piagge. Difficoltà di attecchimento causata dalla scarsa qualità del terreno che è composto di materiali inerti quasi riaffioranti nei prati e da “rosticci” degli inceneritori. Questa è una denuncia che più volte ho fatto. Ritengo quindi che la prima costruzione del verde alle Piagge non ha avuto efficacia per questi motivi. Tornando al corso di florovivaismo per i ragazzi delle Piagge, ritengo che sia una cosa assolutamente positiva quella di occuparsi proprio del luogo in cui si vive. Questi ragazzi, che acquisiranno professionalità e competenza, saranno sicuramente una risorsa da utilizzare, quindi credo che, una volta formati, dovrebbero costituire una cooperativa o un’impresa per consentire poi al quartiere di far vi riferimento a livello amministrativo. Per gestire oltre un milione e mezzo di metri quadri di verde il quartiere non potrebbe fare a meno degli appalti a ditte esterne: una nuova società formata da questi ragazzi potrebbe partecipare a pieno titolo alle gare di appalto e mettere così in atto le cose imparate in questo corso.
Cambiamo del tutto argomento. Noi dell’Altracittà pensiamo che le Piagge possano e debbano diventare una parte di città conosciuta e apprezzata da tutti, in cui ad esempio si possano progettare attività culturali e ricreative di richiamo per i cittadini di tutta Firenze. Cosa si sta programmando per questa estate alle Piagge a livello di eventi di rilevanza cittadina.
È una tradizione oramai pluriennale l’evento estivo alle Piagge. L’anno scorso abbiamo impegnato circa quaranta milioni creando una programmazione serale di eventi di ogni tipo: musica, teatro, animazione. Con le nostre piccole possibilità abbiamo cercato di fare il meglio. Per poter fare di più abbiamo chiesto con forza all’assessore alla cultura Clemente la possibilità di avere un’installazione di importanza cittadina alle Piagge in cui costruire tulta una serie di eventi culturali che il Quartiere organizzerebbe insieme a tutte le realtà locali che si occupano di teatro, musica e altro. Spero che troveremo risposta a queste nostre richieste che sono state fermissime proprio perché l’intenzione di portare la città alle Piagge è stata sempre presente nei nostri progetti. Questo per abbattere il muro ideale che si è costruito tra centro e periferie e per dare modo a tutti i cittadini di Firenze di sentirsi veramente uniti in ogni luogo della città.
Secondo noi “l’unica città possibile” è quella multirazziale e pluralista. A Brozzi Le Piagge esistono insediamenti di vari popoli: albanesi, rumeni, cinesi, Rom. Questo crea una certa conflittualità con gli abitanti. Qual è la posizione del Quartiere rispetto a questi problemi?
Le questioni sono molto complesse e di difficile soluzione. La solidarietà è patrimonio di tutti, ma quando ci si trova sotto la finestra il problema concreto le cose cambiano. Esprimo tutta la mia solidarietà per i cittadini delle Piagge che con senso di alta democrazia hanno cercato di interagire in maniera positiva con questi gruppi. Stessa cosa per i cittadini di Brozzi che da anni convivono con i cinesi. Il Quartiere 5, insieme al 4, ha avuto la delega dal Comune per occuparsi dei campi Rom, ma con energie economiche quasi nulle. Pensare di poter incidere su questo problema senza risorse è una cosa veramente folle. Occorre quindi un impegno forte da parte dell’Amministrazione comunale e la collaborazione fattiva degli altri Quartieri della città e dei comuni vicini, altrimenti i Quartieri 4 e 5 lasciati da soli non riusciranno a fare molto.
Si è parlato di uno stanziamento di 300 miliardi per una forte riqualificazione urbanistica e dell’edilizia delle Piagge. A questo proposito è venuto fuori l’annoso problema delle “navi” che sono in condizioni fatiscenti nonostante abbiano solo 15 anni. Si è detto che per rifarle gli abitanti dovrebbero abbandonarle per alloggiare per un certo periodo in altri stabili. Secondo lei è questa un’opzione praticabile?
Penso che sarebbe folle soltanto il pensare di alloggiare gli abitanti in dei container come qualcuno ha detto. Condivido l’esigenza di mettere “a regime” queste abitazioni, ma mi fa paura pensare ad un’operazione di “travaso” in luoghi che non riesco neanche ad immaginare. Si può pensare alle aree dismesse da riqualificare dove dovrebbero essere costruite nuove abitazioni. A questo proposito penò vorrei dire una cosa: il Quartiere 5 è un territorio che verrà attraversato per molti anni da tutte le trasformazioni urbanistiche più importanti di Firenze e le aree industriali dismesse avranno bisogno di infrastrutture più che di abitazioni. Mi risulta che in città ci siano molte migliaia di case sfitte che potrebbero essere utilizzate, così come la parte del patrimonio comunale che rimane inutilizzato. Non esiste a tutt’oggi un censimento reale di queste potenzialità. Su questo va fatto un ragionamento serio, non sulla possibilità di costruire degli stabili per trasferirvi gli abitanti delle Piagge.
Sono finiti i lavori di ristrutturazione della Corte dei Manetti. E ancora convinto il Quartiere di fare un’assemblea con i cittadini e le associazioni per decidere come utilizzare questi spazi recuperati?
Siamo convinti di poter coinvolgere tutti i soggetti interessati all’utilizzo di questi luoghi. Riaffermo la volontà di organizzare un incontro con le associazioni. Penso che la vivacità che si sviluppa intorno al 334 debba essere trasferita in questi preziosissimi 80mq. Troveremo i modi e gli orari in cui a ogni associazione potrà utilizzarli.
Testo raccolto da Mirko Dormentoni, intervista radiofonica effettuata durante la trasmissione l’Altracittà su Novaradio, a cura di Mirko Dormentoni, Gabriele Vannini e Cristiano Lucchi
Pubblicato sul Numero 6, Anno II, de l’Altracittà giornale della periferia, giugno 1997