Quattrocento miliardi di euro in 10 anni, il 5% del PIL. Ecco quanto il governo ha deciso di spendere in armamenti per soddisfare la voglia di riarmo di un Occidente che ha ormai rinnegato i suoi valori, fondati sulla dignità della persona e non sulla sopraffazione del più forte. Saranno i più poveri e la classe media a pagare questa cifra. Non si parla infatti di aumentare le tasse, o di patrimoniali verso i più ricchi.
40 miliardi annui saranno così sottratti a sanità, scuola, trasporto pubblico, pensioni e lotta alla povertà. Saranno tagliati ancor di più i servizi essenziali e il debito dello Stato, che già oggi pregiudica molto delle nostre vite, diventerà insostenibile. Eppure l’Italia ha firmato molti trattati internazionali orientati al disarmo. Aumentare le spese militari alimenta invece una logica di competizione armata, minando la diplomazia e la risoluzione pacifica dei conflitti.
Si investe in morte anziché in prevenzione delle guerre, cooperazione internazionale e aiuti umanitari. Cresce il rischio di coinvolgimento nei conflitti come quello in Ucraina o in Medio Oriente e aumenta il rischio di terrorismo e di instabilità regionali con un enorme impatto sulla sicurezza globale.
La cosa più incredibile è stata l’assenza di un dibattito pubblico diffuso e trasparente: il controllo democratico è stato sostituito dai capricci di Trump e dalle pessime e anacronistiche influenze della NATO. Il nostro governo ha tutelato l’economia degli Stati Uniti invece del bene comune del nostro Paese. Aumentano le diseguaglianze e i poveri, la crisi climatica viene ignorata, ma saremo pieni di armi che andranno usate. È così che muore una democrazia.
da Resistenze, rubrica di Fuori Binario del 1 Luglio 2025
